Le attività umane si possono distinguere sostanzialmente in due categorie:

spiritualistiche e materialistiche.

Le attività spiritualistiche riguardano l’aspetto qualitativo.

Le attività materialistiche riguardano l’aspetto quantitativo.

Il potere sociale acquisito con le attività spiritualistiche riguarda in prevalenza l’area etica, giuridica, politica, religiosa, intellettuale, artistica.

Il potere sociale acquisito con le attività materialistiche riguarda in prevalenza l’area commerciale, produttivo-industriale, costruttivo-architettonica e ingegneristica, produttivo agricola o in genere riguardante lo sfruttamento delle risorse naturali.

La valutazione “premiale” è il sistema prevalente per il riconoscimento qualitativo delle attività spirituali, la valutazione monetaria è il sistema prevalente per lo scambio e l’accumulo di beni materiali.

La qualificazione delle attività spirituali avviene principalmente mediante un processo nel tempo e mediante l’esercizio specifico, per lo più individuale, simile a quanto avviene per le attività sportive.

La quantificazione delle attività materiali avviene per lo più attraverso, la trasformazione di risorse materiali, lo sfruttamento, l’accumulo, l’esercizio del proprio interesse, attraverso contratti o accordi che godono di tutele giuridiche.

 

Quando le attività spirituali e quelle materiali vengono forzatamente mescolate assieme nella concettualizzazione ideica del discorso, viene prodotta distopia, il pensiero si aliena e le attività si impaludano in produzioni spirito materialistiche, avulse da senso e da coerenza.

Questo accade per esempio quando la politica si mescola con l’economia o con il sistema giuridico o scientifico-sanitario eccetera.

Quando è massimo o prevalente sulle altre aree, il potere sociale acquisito da un’attività spiritualistica, come per esempio la politica nazionale, e possibile forzare la mescolanza nell’illusoria supponenza di poter acquisire più potere sociale, questo avvenne per esempio durante il fascismo, quando la politica si trasformò da attività spiritualistica (giustizia sociale) in una attività materialistica di conquista militare di altre nazioni (territori da sfruttare).

Premesso, pur in modo seplificato, questo è mia convinzione che una attività spiritualistica come la psicologia possa danzare senza forzare con alcun che, con un’attività materialistica come l’architettura.

Questo “danzare” di reciproca utilità, richiede che si conoscano le due aree in modo indipendente, come se si praticassero due sport differenti con differenti regole, che ci sia stata un’attività nelle due aree sempre in modo indipendente, in modo da evitare che la minima forzatura,  produca distopia e quindi “attività confuse” in modo entropico, a mio parere non è possibile una collaborazione per esempio fra due professionisti: psicologo-architetto, perché richiede una elaborazione profonda e individuale.

 

Un esempio in cui l’architettura confonde la propria attività rendendola distonica, a mio parere è quando l’architettura forza l’arte, che ha una natura differente dall’architettura, confondendo una espressione estetica fine a se stessa (pittura, scultura) con l’aspetto decorativo, e il buon gusto delle decorazioni, che sono invece parte dell’architettura in quanto ripetibili, mentre l’espressione artistica è in se irripetibile, non può essere artigianale.

Diversamente se l’arte “danza” con l’architettura, come nel caso di Carlo Scarpa, non si crea distonia ma “sublimazione”.

Carlo Scarpa proveniva dall’accademia delle Belle Arti, e si avvicinò con riservatezza e rispetto all’architettura dapprima in modo osservativo e distinto dal suo “esercitare” l’arte, poi riuscì a mio parere in modo stupendo ad armonizzare l’attività spiritualistica (arte) con l’attività materialistica (architettura).

Questo è quello che vorrei fare anch’io con la psicologia e l’architettura, trovare un modo che non sia confusivo ma reciprocamente e profondamente “danzante”.