F-Psicoarchitettura appunti

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Ogni oggetto ha un suo “funzionamento elettromagnetico” che interagisce con l’ambiente circostante, l’espressione materica dell’energia di ogni oggetto produce per esempio effetti organolettici visivi, se si fa passare una carica elettrica sull’oggetto, a secondo che siano presenti x esempio gas: il neon dà l’arancione, l’azoto il blu, gli idrocarburi il rosso, l’ossigeno il giallo o altro (percentuale umidità …)

” in alcune immagini Kirlian, vi sarebbe la persistenza di un’aura anche in corrispondenza di una parte del soggetto che è mancante. Per esempio una foglia viene tagliata su un lato e, malgrado ciò, la fotografia mostra l’aura dell’intera foglia. Esperimenti del genere si dice sarebbero stati fatti anche con arti amputati e dimostrerebbero l’esistenza di una sorta di “corpo eterico”, che si troverebbe “in parallelo” al corpo fisico. Tale componente “eterica” permarrebbe anche in assenza del corrispondente fisico. ”

tutto ciò impone una riflessione sul paradigma ontologico diffuso nella cultura occidentale, evidentemente troppo riduttivo e troppo orientato a una grossolana e squilibrante manipolazione della realtà tangibile, a danno della salute del genere umano e di tutte le forme viventi in genere.

E’ necessario iniziare a immaginare la realtà con una preponderante componente intangibile che attualmente la scienza elude anche se ne conosce l’esistenza.

Un approccio meno interventivo/commerciale e più prossimo alla verità darebbe risultati più apprezzabili e realmente orientati all’equilibrio bio-energetico.

f-psicoarchitettura analisi 3

il tempo

Nella dimensione materiale, il fenomeno tempo, per quanto “apparente” sul piano energetico, ma predominante sul piano della “percezione energetica individuale”, assume modalità fenomenica differente a secondo che il punto di vista sia espressione energetica: identitario individuale o collettiva. A livello individuale il tempo nell’espressione energetica materiale, si caratterizza per temporaneità (vita) irreversibilità (morte) nella sua contingentabilità. A livello collettivo si caratterizza nella dimensione materiale in modo alternante vita-morte (temporaneità-irreversibilità), ma su un piano di identitario soggettivo individuale, non è data certezza se ha in sé  “permanenza-identitaria” (reincarnazione) o esperienza identitaria assoluta (morte-resurrezione). La natura dell’albero, per esempio può essere considerata immortale, se per esempio gli alberi non vengono distrutti totalmente dall’uomo, anche da un incendio, rinasceranno dalle loro stesse radici, pertanto hanno la sola caratteristica di permanenza e non hanno nella propria natura “un fine ciclo” irreversibile, come accade nell’uomo, se non indotto da mano umana (es agricoltura). Gli artefatti umani, per esempio l’architettura, vorrebbero connotarsi di immortalità, ma questo non è possibile, e sono esposti ai vari agenti atmosferici o accidentali, che ne determinano prima o poi l’estinzione, magari anche dopo millenni. L’unico modo per rendere “immortale” l’architettura è quello di farla dialogare con la natura, senza distruggerla, ma rispettandola. La progettazione quindi dovrebbe diventare non più antropocentrica ma eco-centrica, cioè che crei luoghi abitativi “immortali” ma vivi, e non costruiti con materiale morto che porta in se l’irreversibilità temporale della cessazione nella dimensione materiale.

F-psicoarchitettura analisi 2

Forme separative

I manufatti architettonici orientandosi verso una separazione netta dalla natura, fonte di presunto “pericolo improvviso” e pertanto in se fobigena se non controllata in tutti i suoi aspetti, assumono anche “forme separative” che si distinguono dalla natura. Queste forme separative sono caratterizzate da parallelismo geometrico (rettangoli, parallelepipedi, quadrati) che in se è delimitativo e non a “crescita” come accade nella natura, con forme geometriche totalmente diverse: spirali (per esempio i fiori), elissi, cilindri con sfere appoggiate (alberi) che in se hanno carattere ciclico, continuo, e non delimitativo-interruttivo.

Inoltre i manufatti architettonici sono fortemente dimensionati in modo antropocentrico, per esempio accessi (porte) ad altezza di uomo, in realtà a misura di umano adulto (tranne gli asili in stile Montessori) . La natura invece è multi dimensionale verso tutti gli esseri viventi, pur seguendo dei rapporti precisi (sezione aurea) e ciclici. Se si vuole iniziare a parlare di “manufatti conformi alla natura” non è possibile eludere tutto questo.

F-psicoarchitettura analisi 1

La costruzione di manufatti architettonici dal punto di vista storico, inizialmente proviene dal bisogno umano di proteggersi, e curare la prole come avviene negli animali, successivamente si abbina una funzione celebrativa e poi sociale. A differenza dal mondo animale, la paura verso potenziali predatori, da luogo alla costruzione di manufatti separativi dalla natura e dall’ambiente e non conformi, tranne che per la cultura giapponese (scintoismo) che invece inserisce un po’ l’elemento “conformità alla natura in modo armonico e non distruttivo”, anche l’architettura celebrativa ha un marcato elemento divisivo e distruttivo dell’ambiente naturale, (molto marcato nella cultura occidentale), vissuto come ostile e derivante da presunte volontà di dei antropomorfi, su cui viene proiettato un altro elemento tipico della specie umana, ovvero l’esistenza di predatori intraspecifici, cioè della stessa specie (umana). Il punto essenziale però è che l’architettura separata dalla natura è in se evocativa della fobia che l’ha generata, solo una architettura (dell’anima) non separativa dalla natura evoca amicizia e relazione con “l’ambiente” spontaneo, ambiente  ineliminabile che è la natura, e questo deve avvenire su base conoscitiva- intellettiva e spirituale e non su base emotivo-fobica, che sono dimensione delle espressioni energetiche descritte in “f-psicoarchitettura appunti 1-22” in cui l’approccio materialistico antropo-centrico, dei manufatti architettonici, tenta inutilmente di risolvere la fobia della morte per causa naturale. Anche certa sanitarizzazione da fine ‘800 ad oggi, influisce sulla progettazione di manufatti architettonici con intenti separativi demonizzanti che alimentano una persistente “fobia di sottofondo ” la paura di morire di malattia, a causa di viventi in natura (microrganismi). La psicoterapia architettonica che vorrei proporre e sviluppare in paradigmi teorici parte da questo tipo di analisi.

f-psicoarchitettura appunti 22

Cos’è la realtà.

La realtà materiale e immateriale va immaginata come costituita da diverse identità energetiche, a sua volta organizzate in insiemi, sottoinsiemi e intersezioni, come se si trattasse di fette di salame, costituite da ingredienti diversi, che nel loro intersecarsi insiemistico determinato quella modificazione di realtà dovuta dal movimento nelle sue infinite espressioni. Per analogia se pensiamo alla fetta di salame vegano che si interseca con quello vegetariano nel punto di intersezione abbiamo un gusto diverso derivato dai due salami distinti. Nella stessa misura per esempio, la cellula dell’epidermide (intersezione delle fette di salame), nella sua espressione energetica, si interseca con modalità organizzative molteplici (salami diversi): chimica, biologica, differenziativa (genetica), identitaria (appartiene al soggetto x), spirituale, ideica (contiene l’idea cellula epidermica xy) che è unica come per tutte le cellule e in relazione, comunicativa con altre cellule, comunicativa con altre identità energetiche, sinergica, ospitante (per esempio ospita un’altra identità energetica un virus – sottoinsieme, che è a sua volta una realtà complessa) e via dicendo. Non va fatto l’errore di semplificare la realtà nominandola (medicina occidentale) perché in questo modo si coglie una piccolissima parte della realtà e il resto è attribuzione di pensiero culturale, cioè l’idea di jj trasferita e considerata per buona.

f-psicoarchitettura appunti 21

Fra tutti gli esseri viventi l’uomo è quello che più di tutti trasferisce le funzioni immateriali (pensiero) in una espressione energetica materiale, infatti se la comunicazione fra gli altri esseri viventi: animali, piante, fiori…, è in prevalenza non fonetica e quindi immateriale (telepatia espressività…) nell’uomo la comunicazione intraspecifica avviene in modo fonetico, il che significa che il pensiero deve essere tradotto o in “movimenti dell’apparato fonatorio” o in simboli digitabili o scrivibili con il movimento della mano. Ci sono pubblicazioni in tal proposito su antiche tribù australiane in cui la comunicazione avveniva prevalentemente in modo telepatico. Questo significa che fra tutti gli esseri viventi l’uomo è diventato il più materico nella sua dimensione materiale, in cui l’illusione dello spazio e del tempo permettono all’uomo di sentirsi più realizzato, ma per dirla con il pensiero buddista, questa sensazione di realizzazione è illusoria. Anche nell’architettura il materico prevale, e prevale nella sua caratteristica necessaria di “fissità fenomenica” quindi priva di movimento, cosa che non avviene per esempio in una pianta che “appare in mutazione continua”. Questa è una importante premessa per ipotizzare una teoria in cui psiche e architettura si esprimono a vicenda. Pertanto “il fonetico” deve trovare nell’architettura una maggiore considerazione rispetto all’attuale, in quanto rappresenta “il ponte” più importante fra anima e materia, se si vuole parlare di psico-architettura.

f-psicoarchitetura appunti 20

Ricevo notifiche di molti utenti che si iscrivono a questo blog, questo mi incoraggia a scrivere un altro articolo.

L’idea che l’entrata (concepimento) e l’uscita (morte) a un espressione energetica materiale (mondo-dimensione spazio temporale) di una piccola parte della nostra identità energetica, sia traumatica e dolorosa, deve tener conto che il passaggio avviene per dirla in modo analogico, come se mille km quadrati di superficie si trasformassero in un istante in un mm quadrato, quando avviene il concepimento e viceversa quando avviene la morte. Questo da luogo a una temporanea perdita del sé identitario di quella quota energetica, ed in sé è molto traumatico. L’entrata nel mondo materiale, da luogo a “un esperienza di potere” dell’individuo, in quanto la tangibilità del mondo fenomenico, è condivisa con altri individui, per esempio la percezione del colore blu è sempre uguale per me e per tutti gli individui umani (daltonici esclusi) per la data superficie su cui la luce (che è energia) riflette e torna alla nostra retina per essere percepita come “blu”. Questa percezione condivisa di come si esprime l’energia nella dimensione “materiale tangibile” esempio luce, ma ciò avviene per tutto il campo rilevabile dai nostri sensi, permette di “trasformare il mondo materiale” e quindi di esercitare potere su una quota infinitesimale di espressione energetica universale. La stessa cosa vale per il linguaggio che in se è evocativo, dell’espressione energetica ideica, si tratta di suoni (parole) atti a evocare rappresentazioni mentali condivise. Non dimentichiamo che “nell’essere nel mondo” abbiamo traccia di ciò che non è mondo, per circa un terzo “temporale” della nostra vita, quando si dorme e si sogna, quindi abbiamo un paragone fra essere nel mondo e fare esperienza di esercizio di potere, durante la veglia, e non fare questa esperienza durante il sonno, permettendo alla coscienza il confronto continuo  in un apparente duplice (in realtà multidimensionale) espressione energetica identitaria.

f-Psicoarchitettura appunti 19

Appuntando la data e l’ora della nascita e della morte spontanea di una persona (ma anche di animali), quindi no parti cesarei, no eutanasia, è stato notato che ci sono dei rapporti numerici, e dei rapporti numerici con altri soggetti per esempio familiari stretti. Questi rapporti o ricorrenze numeriche sono estrapolati dalla misurazione del tempo in modo condiviso (anno mese giorno ora). Anche lo spazio ha una misura condivisa, con numeri che sono gli stessi del tempo, ma anche utilizzati nei testi sacri. Ci sono già dei templi, delle chiese, in particolare chiese medioevali, costruiti tenendo conto della numerologia riportata dai testi sacri. Questi edifici uniscono “l’anima” con lo spazio e il tempo, utilizzando riferimenti numerici che sembrano casuali, e che sono riportati nei testi sacri. Questa cosa avviene parallelamente in più religioni.

Quello che vorrei proporre è una progettazione in cui “l’anima” del committente e dei suoi antenati, o della comunità che commissione il progetto, venga riportata nel progetto edificatorio, secondo la teoria che ho descritto nei precedenti 18 appunti, e analizzando i rapporti numerici ricorrenti nella storia della comunità per esempio, o nella storia familiare o nella storia individuale, in modo da “spiritualizzare” l’architettura, come venne fatto per esempio nel medio evo, ma in modo più “identitario-centrico” mettendo al centro il soggetto umano, animale, vegetale, la sua identità energetica. Questa vorrebbe essere la psico-architettura. (psico “anima” architettura “archetipo tecnico” /archè(anima)-tecnico (tettura) paradigma teorico di Renato Rizzi docente IUAV Venezia). In altre parole tradurre in spazio (ciò che percepiamo come spazio) la simbologia numerica, che utilizziamo nel pensiero (dimensione energetica intangibile) mettendoli traducendoli come appaiono in relazione nella realtà energetica dei cosi detti fatti (morte, nascita, altri eventi casuali).

f-psicoarchitettura appunti 18

Concepimento e morte.

Nel momento dell’entrata dell’identità energetica nella dimensione del mondo materiale, cioè nell’atto del concepimento (incontro fra un seme o più semi maschili e ovulo femminile, o il momento in altre forme di vita che da luogo all’inizio ) avviene come se “una scintilla di luce” dovesse passare in uno spazio piccolissimo per lei, che la costringe a “compattarsi-restringersi” al fine di far trasmigrare pochi pacchetti energetici, delle dimensioni immateriali, che entrando nella dimensione materiale, si trasformano in “espressioni energetiche materiali” che contengono tutta l’informazione utile per organizzare gli altri flussi di espressioni energetiche immateriali,  trasformative verso la dimensione materiale, e cioè in espressioni energetiche materiali. Questo passaggio per il canale stretto è molto traumatico, ed è traumatico come il passaggio per il canale stretto che avviene nel momento della morte, o per meglio dire della cessazione di ogni movimento proprio del corpo umano (o altro corpo vivente) cioè: espressione energetica materiale, mentre nel concepimento l’energia individuale viene spinta forzatamente verso il canale stretto che porta al movimento materiale proprio dell’espressione energetica materiale, da cui inizia poi la replicazione cellulare, alla morte invece avviene il contrario e la spinta avviene violentemente verso la cessazione di ogni movimento. La malattia è un avvicinamento verso la condizione di morte, in particolare in quelle forme in cui progressivamente viene ridotta la percezione sensoriale e la possibilità di movimento, la malattia rende meno traumatico il passaggio perché lentamente abitua l’identità  energetica al nuovo stato dimensionale.

Con la morte in particolare sembrerebbe problematico (per chi sta morendo) e quindi più traumatica la separazione affettiva da persone (per esempio figli) che ancora permarranno nella dimensione materiale, come se ci fosse una sovrapposizione di alcuni pacchetti energetici, delle due identità energetiche (per esempio madre e figlio) sembrerebbe che tale sovrapposizione sia come una condivisione di unità energetiche di due identità energetiche, forse qualcosa che è avvenuto durante la gravidanza in cui le due identità energetiche in qualche modo potevano condividere unità energetiche, fino al momento della nascita. La nascita è un altro momento traumatico ma non cosi violento come quello del concepimento e della morte.

Il fenomeno può avvenire anche con altre forme viventi persone, animali domestici, mondo vegetale (giardini), sembrerebbe che la relazione d’amore con un’altra identità energetica, cioè forma vivente, porti a condividere alcune unità energetiche, non solo in termini di comunicazione come esplicitato negli appunti precedenti ma anche in termini di trasformazione energetica condivisa. Molti sono i fenomeni e o racconti di fenomeni che si potrebbero spiegare teorizzando in questo modo, fenomeni che non è utile elencare qui.

f-psicoarchitettura appunti 17

Ogni unità energetica ha come due poli che si uniscono all’infinito un polo riconosce le unità energetiche identitarie formando un solo individuo (umano animale vegetale…) l’altro polo permette di essere in relazione e di interagire con altre identità (percezione, movimento, decisione…) il flusso di unità energetiche passa da un insieme di espressione energetica (materico fisico, materico chimico… ideativo-mentale, emotivo, sentimentale…. ) all’altro in un sistema di insiemi, sottoinsiemi intersezioni ecc… che permettono la complessità delle espressioni energetiche individuali. I flussi possono avere tragitti più o meno ampi creando come dei cerchi concentrici molto ordinati, quando l’unità energetica entra per esempio in un insieme può essere come intrappolata e stazionare-abitare l’insieme, poi come a causa di uno “stato traumatico di rottura” si libera dall’abitare, permettendo il flusso delle unità energetiche individuali da un insieme all’altro in un ciclo “di espressione energetica” infinito. Ogni insieme ha due polarità come l’unità energetica individuale, che volgono all’espressione o al collasso dell’unità energetica stessa a secondo “dell’esperienza energetica” e nel caso del collasso l’unità energetica individuale potrebbe perdere la propria identità. Questa mia, ipotesi teorica sostiene l’idea di una realtà priva della nostra concezione di spazio e tempo, un po’ come accade con il pensiero, immaginando che esistano variabili non temporali e non spaziali anche nell’esperienza tangibile di ogni individuo, che verrebbe vista come esperienza di una quota di unità energetiche identitarie nell’pluri-insieme/dimensione “materiale. La dimensione materiale (come anche le altre dimensioni) conterrebbe infiniti sotto insiemi caratterizzanti (per esempio interpretazione dell’unità energetica della luce trasformata in esperienza visiva) dove l’unità energetica, abitando l’insieme, trasmette alle altre sue unità energetiche (polo di riconoscimento identitario), lo “stato dell’esperienza energetica” unitaria dell’insieme specifico, integrandola con le altre molteplici “stato dell’esperienza energetica”. Quando una unità energetica “collassa” (per esempio le cosi dette lesioni neurologiche) l’integrazione con le altre unità energetiche, è possibile tramite “copie mnemoniche ideiche” prodotte per esempio dalla dimensione ideativa (non materiale) probabilmente il collasso di una o più unità energetiche non finiscono nel nulla e potrebbe essere esso stesso “migrazione non funzionale” dell’unità energetica in un altra dimensione. Il polo dell’unità di relazione con gli altri individui, trasmette come un assenza di quella caratteristica, nello specifico insieme, ma in realtà è una “migrazione”.