precedenti considerazioni sull’omeopatia
Il mio interesse per l’omeopatia è nato da una constatazione, circa l’8 % di medici e un numero imprecisato di professionisti sanitari (per es. noi psicologi) e non (per es. farmacisti) che operano nel campo delle medicine non convenzionali, e tutti con lauree scientifiche magistrali, sostiene di aver guarito o visto guarire persone con malesseri vari, con la sola somministrazione di sostanze presenti in natura a una diluizine tale da non essere più misurabili (n° di Avogadro), pertanto per il solo fatto che un disturbo mentale ha la probabilità di estrinsecarsi nell’1-3% della popolazione quidi molto minore rispetto gli esercenti l’omeopatia, dobbiamo escludere con onestà intellettuale che queste persone prendano degli abbagli, e ipotizzare che più facilmente la “medicina dogmatica” non consente aperture a possibilità di cura alternative che possano avere la stessa o maggiore efficacia della medicina tradizionale occidentale, pertanto un lecito sospetto mi venne e fu che la commercializzazione della scienza avesse avviato produzioni di farmaci con interessi economici troppo alti, in termini di PIL, da non poter accettare di essere messa in discussione da nuovi approcci integrati per il ristabilimente e mantenimento della salute umana, quindi ho deciso di approfondire l’omeopatiae non vi nascondo che da subito ho trovato l’omeopatia di una tale complessità da rendermi conto che l’impegno sarebbe stato notevole.
Nella mia esperienza come psicoterapeuta avevo notato che l’uso di sostanze diluite, come fiori di Bach, sali di Shussler, avevano dato riscontri nei miei pazienti, senza che io dicessi quale sarebbe stato l’effetto atteso, si tratta di botanici, medici che operavano nello stesso periodo storico di Hahnemann.
La mia esperienza, come anche l’osservazione della natura spontanea, mi ha fatto ipotizzare che queste particelle, diluite funzionino a livello sub-atomico abbiano una identità specifica: “identità energetica”, che va intesa come “una impronta” o una “chiave” unica per la caratteristica di quella particella, queste particelle con l’identità “x” sono collegate fra di loro tramite qualcosa di più reale dalla nostra percezione spazio-temporale, ovvero sono collegate in realtà: in assenza di tempo e di spazio, il collegamento è che “vanno in risonanza” riconoscendosi a vicenda, costituendo un unico individuo, che noi in modo grezzo percepiamo come la persona x, l’animale x, la pianta x ecc…. ogni vivente che noi percepiamo è in realtà costituito da particelle sub atomiche che ne definiscono l’identità, l’impronta, la chiave, queste particelle possono cambiare “di stato” passando in parte nei macrosistemi “materiale, mentale, spirituale”. In questa visione della realtà, terapie come i fiori di Bach, l’omeopatia ecc… nate nel XIX sec. quasi esclusivamente dall’osservazione diretta delle cose percepite (Bach osservava la personalità dei fiori, Hahnemann le modifiche che avvenivano nei ricercatori: sintomi patologici, emozioni, morale, mente, quindi anche aspetti intangibili), e per l’appunto questi approcci scientifici molto ostacolati dalla scienza ufficiale, trovano una spiegazione astratta in questa teoria in quanto mescolando “punti di identità energetica” con l’acqua (rugiada per Bach) trasferiscono “l’impronta” del rimedio nella molecola d’acqua (quindi la sola frequenza non il quanto (prendo a prestito il termine dai fisici), la quale per risonanza la trasferisce nell’abbondante “costitutivo di acqua” di una persona e “questa impronta energetica” rimette in risonanza armonica, quella parte dell’individuo che è andata in “rumore-caos” identitario a causa di una qualche perturbazione interna o esterna di una parte del costitutivo in identità energetica (malattia fisica, disarmonia cognitiva, distruttività). Quindi se l’impronta originaria del costitutivo identitario energetico è invulnerabile (potrebbe essere il quantum), è invece vulnerabile la sua risonanza la sua espressione energetica, almeno, nella dimensione spazio temporale da noi cognitivo – percettivamente coscentizzata (cioè abbiamo esperienza consapevole di quello che ci sembra di vedere e lo definiamo in modo assoluto e semplificato) . Ciò che viene guarito dalle terapie non convenzionali ha probabilmente una natura “sub atomica” immateriale, intangibile, realtà che non possiamo negare in quanto in ogni istante noi pensiamo e sperimentiamo l’esistenza del pensiero pur non vedendolo con i sensi (Cartesio) il pensiero esiste anche se non lo vediamo come anche l’organizzazione identitaria di ogni vivente sulla terra.
In statica ogni forza (x esempio il peso) determina una contro reazione in questo caso abbiamo una risposta energetica in termini quantitativo gravitazionali cioè maggiore e’ l’intensità per esempio il peso, maggiore è la controspinta regolatrice in termini statici, cioè la contro-reazione.
Nell’ omeopatia abbiamo invece una risposta opposta del rimedio (una contro spinta energetica regolatrice) , dato a un soggetto, in termini qualitativi e non per esempio quantitativo-gravitazionali, ovvero è l’impronta energetica a determinare la risposta energetica di opposizione al rimedio, sull’impronta energetica dell’individuo sia esso umano animale vegetale.
La contro-risposta o forza vitale attivata dal rimedio per portare a guarigione una persona, va immaginata in termini di “risonanza-probabilistica” dell’identità energetica che il rimedio omeopatico porta in se, in altre parole l’impronta energetica che nel soggetto malato può essere immaginata come poco definita, offuscata, mentre nel rimedio va immaginata come -un impronta energetica nitida- e questa impronta nitida “viene come spinta qualitativamente” dalla forza vitale del soggetto, determinandone la guarigione, (se si tratta del rimedio adeguato). Ciò che guarisce è il ripristino della memoria impressa nell’acqua dal rimedio, questa “memoria” va immaginata come risonanza (possibilità di manifestarsi), come se fosse un suono esatto, ben modulato privo di “rumore”(entropico) energetico, che suggerisce al corpo la giusta risonanza.
Ora perchè abbiamo “un rimedio individualizzato” che funziona in più persone con gli stessi sintomi e con sintomi diversi? Si tratta di una “impronta energetica di tipo genetico” genetico forse non al 100% in tutti gli individui su cui funziona il singolo rimedio, ma certamente ha notevole affinità, ora immaginiamolo cosi, questo “genoma energetico” può essere il risultato del genoma energetico degli antenati e di tutta quella parte “geno-energetica” che condividiamo nella genetica non energetica con vegetali, animali ecc. Ciò che si disarmonizza potrebbe riguardare l’impronta geno-energetica impressa dai vegetali (policresti) o più specifica in mammiferi che sono più vicini a noi. Certo questo è un costrutto teorico comunque sia,
tutto questo non è comprensibile con un atteggiamento cognitivo sensorial-centrico, ovvero basato sulla nostra percezione sensoriale in quanto questi fenomeni non sono percepiti dai sensi, ma sono intangibili, per alcuni percepiti dall’anima, ma non oggettivabili, per quanto la scienza moderna con il sistema verificazionista (tangibile verificabile con i sensi) ha sicuramente distinto la fantasia il pregiudizio la suggestione, dalla realtà scientifica, ad oggi questo tipo di scienza ha assunto un atteggiamento cognitivo troppo preponderante e supponente che rischia di farci deviare dalla verità scientifica, per quanto ci è possibile capirla con l’intelletto la sensibilità psichica e molta onestà intellettuale.
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