anziani

Secondo uno studio pubblicato sul Bmj, dall’autore Stephen Kisely, epidemiologo e docente universitario presso Western Australia e Dalhousie University in Canada, studio svolto tra il 1985 e il 2005:

«Il tasso di mortalità:  “più elevato associato alle malattie mentali” è stato ben documentato focalizzandosi sull’elevato rischio di suicidio, anche se l’80% della mortalità dipende da disturbi fisici, come le malattie cardiovascolari e respiratorie»

Inoltre l’aspettativa di vita nei pazienti psichiatrici “è minore di circa 15 anni rispetto la popolazione e più precisamente mostra un divario non trascurabile tra le persone sane e malati psichiatrici: “dei pochi studi svolti, alcuni riportano una differenza di 14 anni per i maschi e sei per le femmine, e altri di 20 anni per gli uomini e 15 per le donne.”

Ma ciò che colpisce davvero è l’aspettativa di vita dei pz psichiatrici rispetto ai soggetti sani: quando avviene il contatto con i servizi psichiatrici e cioè anziché ridursi, la mortalità aumenta da 13,5 a 15,9 anni per i maschi e da 10,4 a 12 anni per le femmine.

Inoltre, l’80% delle morti in eccesso tra i pazienti psichiatrici, dipendono da malattie fisiche, tra cui quelle cardiovascolari (30 per cento verso un 20% della popolazione) e il cancro (13,5 per cento verso un 12% circa della popolazione).

Infine il suicidio, responsabile del 14% dell’eccesso di mortalità, e questo farebbe venire non pochi dubbi sulla reale efficacia terapeutica degli anti depressivi (Irving Kirsch)

Inoltre non è da trascurare che è stata osservata una relazione fra uso di psicofarmaci tipo antidepressivi triciclici, SSRI, aloperidolo, chetiapina, tioridazina, droperidolo (i cui dosaggi nei pz psichiatrici sono spesso molto alti e prolungati) e sindrome del QT lungo (che può dare aritmia fino ad arresto cardiaco) e pertanto non stupisce che nei pz psichiatrici vi sia un aumento del 10% rispetto la popolazione, di mortalità dovuta a problemi cardiocircolatori.

Potrebbe esserci anche una relazione fra aumento dell’incidenza di forme tumorali nei pazienti psichiatrici e l’assunzione di un antipsicotico come la clozapina in quanto essendo mielosoppressivo, ovvero in relazione a una diminuizione dell’efficienza del sistema immunitario, ed essendo l’insorgenza dei tumori in relazione a una scarsa efficienza del sistema immunitario, l’associazione causale è facilmente intuibile.

Concludendo: poiché il sistema nervoso con tutta probabilità modula non solo l’attività psichica (pensiero) ma anche le funzioni organiche vitali, non vitali (es: battito cardiaco, respiro, sudorazione) e le risposte immunitarie (correlazione fra stress e diminuizione dell’efficienza immunitaria), l’uso di psicofarmaci, specie se massiccio e prolungato, certamente interferisce anche sul funzionamento dell’organismo riducendo l’aspettativa di vita.