L’habit theory by Carla Foletto

premessa

Se il principio di costanza del vuoto cerca di ristabilire la completezza del vuoto costitutivo tramite tentativi ed entità costituendosi come perno tra energia ideica e motricità pulsionale quindi caratterizzando energeticamente la rappresentazione dagli affetti dal loro specifico destino e derivato da cui l’ide individuale che si differenzia per un numero ristretto di potenzialità e TENTATIVI (Silvio Fanti ’89) ; il “portare a sè” così presente in tutte le azioni, rappresentazioni mentali, simbolizzazioni può essere interpretato anche come “tentativi” di ristabilire equilibrio e completezza. Possiamo soffermarci su alcuni termini  come : abito, abitare, abitudine , parole che in qualche modo delineano l’identità di una persona per renderci conto di quanto il linguaggio veicoli la complessa natura dell’esistere, del chi esiste, del dove quando o “senza dove e senza quando.

L’affinità fra identità e ide individuale dovrebbe essere il più alta possibile in quanto la “rappresentazione di sè” non può essere altro da ciò a cui la persona è costitutivamente destinata in termini energetici e in termini “sub-atomici”

 

L’HABIT THEORY sintesi

Ipotizziamo tre insiemi astratti di espressione energetica per ciascun individuo  un insieme “materiale” un insieme “mentale” un insieme “spirituale”, ipotizziamo che ogni individuo ha un limite quantitativo di espressione energetica (che non può andare al di sotto di x e non può andare al di sopra di y) e in ognuna delle aree vi sono due direzioni astratte per così dire di costruttività o distruttività che l’individuo può scegliere (volizione) in queste aree vi sono le espressioni energetiche di altri individui e queste espressioni energetiche possono comunicare solo all’interno dell’area qualitativamente corrispondente come se si trattasse di vibrazioni (per esempio una corda di chitarra vibra in la e tutte le note  la vibrano) in un numero infinito di possibilità.

Quindi ogni identità è costituita di parte dei tre insiemi astratti quindi ABITA diverse dimensioni che si trovano nei tre insiemi.

L’area materiale per esempio può andare nella direzione “crescita armonica” per esempio dal momento del concepimento in poi o decrescita fino all’arresto, ovvero morte.

L’area mentale per esempio può andare verso il vero o verso il falso e l’area spirituale si svolge maggiormente sul piano delle emozioni e dei sentimenti, positivi e negativi (amore-odio, fiducia-paura, ecc)

Nel momento della morte biologica l’espressione energetica materiale dell’individuo si trasferisce come energia nelle dimensioni degli altri due insiemi, mentale, spirituale e successivamente potrebbe ritornare o non ritornare ad abitare nell’area materiale (reincarnazione).

Si può ipotizzare che si trasferisca tutta l’energia nell’insieme dimensionale spirituale ma l’energia individuale non può abitare solo l’insieme materiale o solo l’insieme mentale, può abitare l’insieme materiale-mentale-spirituale o mentale – spirituale o solo spirituale. Ma questo “abitare energetico-vibrazionale” potrebbe comprendere molte dimensioni e le categorie: “mentale” “spirituale” “fisico” non possono che essere una semplificazione di queste  dimensioni. La vera natura dell’esistente potrebbe essere costituita di dimensioni che si “fondono” e poi si separano in 11 o 12 o 25 ciò che razionalmente potremmo concepire.